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FESTIVAL LABORATORIO INTERCULTURALE DI PRATICHE TEATRALI

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Teatro Potlach



FESTIVAL LABORATORIO INTERCULTURALE DI PRATICHE TEATRALI

REGIONE LAZIO
Assessorato alla cultura, sport e spettacolo
PROVINCIA DI RIETI
Assessorato alla cultura
COMUNE DI FARA SABINA


TEATRO POTLACH
in collaborazione con:
ISTA – International School of Theatre Anthropology
diretta da Eugenio Barba

7- 19 giugno 2009

FESTIVAL LABORATORIO INTERCULTURALE DI PRATICHE TEATRALI
Tra oriente e occidente

IV edizione

Nella sede del Teatro Potlach in Fara Sabina (RI)

Ogni giorno:
laboratori pratici (dalle ore 8.30 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 16.30)
incontri (dalle 17.00 alle 19.00)
dimostrazioni di lavoro, proiezioni video e spettacoli (alle 21.00)

Dal 7 al 9 giugno/ ore 10.30-13.00 / 14.30-16.30
“MOVIMENTO, MASCHERA E COMMEDIA DELL’ARTE”
Con Michele Monetta

Il lavoro tende a individuare i principi fondamentali del corpo in azione e dei suoi sistemi dinamoritmici e biomeccanici. Nel tempo e con la pratica, occorre divenire i marionettisti di se stessi attraverso lo sviluppo delle articolazioni, delle relazioni intercorporee e del rapporto fra spazio interno, spazio esterno e i compagni di scena. Uso e sviluppo del lavoro con la maschera, strumento fortemente disciplinante per l’attore. Tecnica e gioco, scienza e immaginazione rappresentano i punti imprescindibili della proposta. Il programma del laboratorio comprende: assialità e neutralità, scomposizione del tronco, coordinazione ritmica, astrazioni gestuali, dinamoritmi, grandi Movimenti, movimento e maschera (Neutra, Tragica, dell’Arte...), dinamismo Corpo-Spazio, sviluppo cinestetico, partitura corporea e gestuale, improvvisazione, videoforum.
Michele Monetta studia Mime Corporel con il M°Etienne Decroux e contemporaneamente si perfeziona all’Ecole de Mime Corporel Dramatique con i maestri Wasson e Soum. Frequenta la Ecole National du Cirque “Fratellini”. Dal 1976 ad oggi è stato attore, mimo, mimografo e regista e autore di testi per ragazzi. Ha seguito i corsi di Pedagogia Teatrale diretti a Parigi da Monika Pagneux. Ha diretto numerosi stages di formazione per cantanti, attori e danzatori e ha tenuto incontri teorici e pratici per gli studenti di Università e Accademie.

Dal 10 al 13 giugno/ ore 10.30-13.00 / 14.30-16.30
“IL CLOWN”
Con Hernán Gené

L’obiettivo del laboratorio è trasmettere agli alunni la base di una tecnica che apra le porte all’esplorazione di nuove forme di espressione teatrale, non solo nel campo del comico.
Il Clown è un personaggio che l’attore compone basandosi sulla propria interiorità, in una profonda e personale relazione con il ridicolo e in una stretta relazione con il pubblico.
Lavorare sul tema del “Clown” è un’esperienza che mette gli attori di fronte ai propri principi e alle proprie verità, non solo attraverso il divertimento e il ridicolo. La risata è un termometro affinato, squisito e immediato. Chi si confronta con esso deve sempre porre attenzione alla propria sincerità e spontaneità. Il pubblico capendo il grado di esposizione a cui si sottomette l’attore e reagendo in accordo ai propri parametri, obbliga l’attore a percorrere un cammino intimo inusuale. Insomma un’esperienza altamente ricca per tutti gli attori, non solo per quelli che si occupano del comico.
I temi del laboratorio sono: il compromesso con il ridicolo, la relazione con il pubblico, tecniche di improvvisazione, predisposizione al gioco, nozioni sulla maschera neutra, imitazioni e in particolare l’imitazione nel clown.
I partecipanti perciò, sin dall’inizio del laboratorio, percorreranno attraverso improvvisazioni, un cammino che li porterà ad incontrare una verità teatrale tanto ricca quanto sorprendente.
Hernán Gené è un attore, regista, drammaturgo e pedagogo di origine argentina. Dal 1984 esplora il terreno dell’arte del Clown, occupandosi intensamente di teatro comico alla ricerca di nuove forme espressive. Lavora come docente dal 1985 in America Latina e in Europa. A Madrid, dove vive e lavora, ha fondato e dirige la compagnia Extra-Vagante Teatro con il patrocinio del Centro Latino-America di creazione e ricerca teatrale (CELCIT).

Dal 14 al 18 giugno/ ore 10.30-13.00 / 14.30-16.30
“IL CANTO, LA DANZA E LE TECNICHE DELLA NARRAZIONE NELLA TRADIZONE INDIANA”
Con Parvathy Baul

Lo stile Baul appartiene ad una tradizione narrativa non convenzionale, che si è sviluppata nello strato più profondo della pratica indiana dello Yoga. Geograficamente, la tradizione Baul è originaria del nord est dell’India (attualmente Bengala e del Bangladesh). Si tratta di una tradizione narrativa molto antica, che è stata influenzata in tempi diversi da Siddha (parampara di Avadhoota Yogis), Tantrismo, Buddismo, i movimenti Sufi e vaishnav bakthi del quindicesimo secolo. E’ una tradizione viva che si integra in maniera attiva nella vita nell’India contemporanea. Ogni performer Baul suona il proprio strumento musicale (Ektara, Duggie), cantando e danzando allo stesso tempo. Il training nello stile Baul si differenzia notevolmente dal training delle altre arti performative: è ancora praticato come Guru-Shishya parampara. Sadhu e Guru, nei canti Baul bengalesi, sono conosciuti anche come Shavdagaan. Shavda è Bramha. Per un narratore Baul queste canzoni sono Mathamantras, scritte dai maestri che praticano. Così la poetica di queste canzoni è conosciuta come Mahater pad o mahajan pad (canzone della grande anima).
Il poema Baul è composto nel dialetto Bengalese e celebra l’amore sconfinato di Radha per Krishna; le visioni (idee) del Baul sono convertite in forma poetica e appartengono ad una sfera che si pone tra filosofia e poesia, tra musica e danza. Il linguaggio del poema Baul è non convenzionale; si tratta di un linguaggio esoterico, il Sandhya Bhasha, dove le parole e i simboli comuni sono privati del loro significato naturale e nascondono un profondo significato mistico.
Parvathy Baul studia canto e danza tradizionale sin da bambina sviluppando un profondo interesse per la cultura tradizionale del suo paese, rivolgendosi soprattutto alla tradizione Baul. Il suo teatro è composto dalla narrazione delle antiche storie, dentro cui confluiscono la musica e la danza. Dal 2000 viaggia in India e in molti paesi europei, partecipando a numerosi festival.

Dal 7 al 18 giugno/ ore 8.30-10.00
“IL TRAINING FISICO E VOCALE”
Con Daniela Regnoli e Nathalie Mentha

Non esiste azione vocale che non sia fisica, come non esiste azione fisica che non sia mentale. Il training fisico e il training vocale ci permettono di lavorare sul ponte che unisce la sponda fisica e la sponda mentale. Attraverso esercizi, compiti, principi, scopriamo per esempio cosa è estroversione, introversione, equilibrio, disequilibrio, lentezza, rapidità, consistenza, leggerezza, così come apprendiamo a dilatare, ingrandire, assorbire, guardare o vedere. Attraverso il nostro corpo, lavoriamo per conoscere la nostra energia e per conoscere la nostra voce. Lavoriamo per apprendere a manipolarle e a modellarle.
Daniela Regnoli nel 1976 fonda il Teatro Potlach insieme a Pino Di Buduo, regista e direttore del teatro. Da allora il suo percorso di attrice si identifica con il percorso artistico del Teatro Potlach. Partecipa a tutti gli spettacoli prodotti e all’attività organizzativa in occasione di festival, rassegne ed eventi. Conduce inoltre un’intensa attività pedagogica in scuole di ogni ordine e grado, in seminari teorico-pratici per giovani allievi e in conferenze e dimostrazioni di lavoro in collaborazione con diverse Università italiane e straniere.
Nathalie Mentha partecipa alla Scuola Teatro del clown svizzero Dimitri a Verscio. Nel 1978 si diploma alla Scuola Superiore di Arte Drammatica del Conservatorio di Ginevra. Nell 1979 incontra il Teatro Potlach, e comincia la sua formazione con pedagoghi di fama internazionale. Da allora vive in Italia e lavora in modo stabile come attrice nelle produzioni del Teatro Potlach. Svolge da 27 anni un’intensa attività pedagogica sia in Italia che all’estero. Nel 1994 a Napoli Nathalie Mentha riceve il premio "Tassello d’argento" come migliore interprete non protagonista e per il valore dell'attività pedagogica e artistica svolta nel corso dell'anno 1993.

Il 19 giugno
“INCONTRO CON EUGENIO BARBA e JULIA VARLEY”

Eugenio Barba emigra giovanissimo in Norvegia nel 1964 iniziando a lavorare come operaio, meccanico e marinaio. Dopo essere entrato nell’università di Oslo, per studiare regia si reca in Polonia, e qui, tra il 1961 e il 1964, segue in particolare Jerzy Grotowski presso il suo Teatro Laboratorio. Quindi pubblica in Italia e in Ungheria il libro Alla ricerca del teatro perduto (1965) il primo sul regista polacco. Nel 1963 dopo un soggiorno di sei mesi in India, scrive un saggio sul Kathakali, a quei tempi una forma di teatro sconosciuta in Occidente. Nel 1964, a Oslo, crea l’Odin Teatret con un gruppo di aspiranti attori che erano stati rifiutati alla scuola teatrale di Stato. Nel 1966 emigra con il suo gruppo teatrale a Holstebro, in Danimarca, e lo trasforma in Nordisk Teaterlaboratorium finanziato annualmente come teatro cittadino. Fino al 1974 il gruppo vive in una condizione di isolamento basata su una ferrea disciplina e su un training quotidiano, presentando in media uno spettacolo ogni due anni. Nel 1974, Barba e l’Odin viaggiano nel Sud dell’Italia e in America Latina attuando la pratica del ‘baratto’, uno scambio reciproco di esperienze spettacolari per entrare in contatto. È del 1976 il manifesto sul Terzo Teatro con cui Barba testimonia l’esistenza di un fenomeno teatrale diffuso in tutto il mondo con delle caratteristiche comuni non riconducibili né al teatro ufficiale né a quello d’avanguardia, che obbligano ad una riflessione sul valore usuale del teatro come luogo e situazione di scambio. Nel corso di una quarantennale attività Barba ha fatto la regia di oltre venti spettacoli che sono stati rappresentati in Europa, Asia, America del Nord e del Sud. Nel 1980 fonda l’I.S.T.A. (International School of Theatre Anthropology), una università itinerante di attori, danzatori, musicisti e teorici interessati alla ricerca sui fondamenti della presenza scenica. Fra le sue pubblicazioni: Alla ricerca del teatro perduto (1965) La canoa di carta (1993). Teatro. Mestiere, solitudine e rivolta (1996), La terra di cenere e diamanti (1998) e L’arte segreta dell’attore (1998) in collaborazione con Nicola Savarese.

Julia Varley si è unita all’Odin Teatret nel 1976. Oltre ad essere attrice, è attiva nella regia, nella pedagogia, nell’organizzazione e nella scrittura. Dal 1990 ha collaborato alla creazione e all’organizzazione dell’I.S.T.A. (International School of Theatre Anthropology). Dal 1986, anno del suo inizio, è un membro del Magdalena Project, una rete di donne del teatro contemporaneo. È anche direttore artistico del Transit Festival di Holstebro, editore di The Open Page, una rivista dedicata al lavoro delle donne nel teatro e autrice di Vento ad Ovest, un romanzo scritto da un personaggio teatrale e di Pietre d’acqua – Taccuino di un attrice dell’Odin Teatret. I suoi articoli sono stati pubblicati in Mime Journal, New Theatre Quarterly, Teatro e Storia, Conjunto, Lapis e Mascara.


Ogni giorno
dalle 17.00 alle 19.00 incontri con registi, attori, drammaturghi, compagnie e studiosi di teatro: Eugenio Barba (regista), Julia Varley (attrice), Lorenzo Gleijeses (attore), Vincenzo Cerami (drammaturgo), Ferdinando Taviani (docente storia del teatro), Alberto Robol (filosofo), Andrea Mancini (docente iconografia teatrale), Gabriele Vacis (regista e drammaturgo), Giuseppe Ferrazza (presidente ETI), Enzo Ciarravano (dirigente cultura), Pino Di Buduo (regista), Teresa Ludovico (regista).

Alle 21 dimostrazioni di lavoro, proiezioni video e spettacoli: Odin Teatret, Parvathy Baul, Teatro Potlach, Aesop Studio, Potlach Editing, Open Lab Company.
aperti a tutto il pubblico

ISCRIZIONI
È possibile iscriversi compilando ed inviando entro e non oltre il 25 maggio 2009 il modulo in allegato e inviando un piccolo curriculum vitae.

Per informazioni rivolgersi a:
Teatro Potlach
via Santa Maria in Castello 10, 02032, Fara Sabina(Rieti)
email: info@teatropotlach.org info: www.teatropotlach.org
tel. +39.0765.277080 fax +39.0765.277210

*Il programma completo del laboratorio è ancora in via di definizione e potrà essere soggetto ad ulteriori cambiamenti.

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